Ho perso ormai il conto degli articoli che ho scritto nel corso degli anni. Certo oggi la scrittura professionale è molto cambiata dai tempi del mio esordio e si avvale di strumenti tecnologici impensabili fino a poco fa. Ma la passione e la curiosità restano immutati. Sono gli stessi sentimenti che hanno costellato il mio percorso giornalistico, nato sui banchi di scuola e cresciuto nelle redazioni. Gli stessi che, alla fine del 2021, mi hanno portato a intraprendere l'attività di consulente della comunicazione. Ritengo che le parole di Ulisse, dinnanzi alle porte d'Ercole, esprimano il senso profondo di questa mia scelta: "Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXVI)
La mia passione per il giornalismo, e la scrittura in generale, nasce ai tempi del liceo quando creo e dirigo il primo giornale dell'istituto con poche risorse e tanta fantasia. Le pagine sono fotocopiate e pinzate a mano ma per noi, aspiranti giornalisti, sembra di essere nella redazione del New York Times. E il "timone" - termine tecnico che scopro allora - è un alternarsi di storie, rubriche di cuori infranti, enigmistica e soprattutto di riflessioni su ambiente, politica e cultura.
Sono gli anni Ottanta. L'Italia esce dagli "anni di piombo" e si tuffa con entusiasmo in un diffuso benessere sociale ed economico, che ben presto si rivelerà effimero. Gli stadi diventano cattedrali dove cantanti e musicisti - del calibro di Bono, Sting e Bruce Springsteen - celebrano una liturgia laica che scuote le coscienze e invita ad agire. Sul palcoscenico della politica si ergono giganti: da Ronald Reagan a Margaret Thatcher, da Mikhail Gorbačëv a Nelson Mandela. E ovunque si alzano venti di libertà che sospingono le rivendicazioni sindacali di Solidarność, le proteste studentesche a Pechino, soffocate nel massacro di Piazza Tienanmen, e le contestazioni di massa che portano alla caduta del Muro di Berlino.
Il giornale del liceo, con tutti i limiti dell'inesperienza tipica della giovane età, diventa quindi una "palestra" dove forgiare carattere, personalità e senso civico.
Passano pochi anni e rivivo le stesse forti emozioni da giovane studente universitario. Il 23 maggio del 1992 arriva la notizia della morte del giudice Falcone. In quei giorni sto preparando l'esame di Storia Contemporanea con il professore Nicola Tranfaglia, che nei mesi precedenti ha condotto un seminario proprio sulla mafia.
A luglio viene ucciso anche il giudice Borsellino e le bombe a Milano e Roma non fanno che sancire una guerra tra lo Stato e la criminalità organizzata. Il Paese è sul ciglio di un baratro. Le foto di quelle stragi campeggiano sulle prime pagine dei giornali internazionali. Ed è in quel momento che decido di esplorare il linguaggio simbolico che si cela dietro a uno scatto fotografico.
Il 25 settembre del 1995 presento la mia tesi in Semiologia - corso di laurea in Lettere Moderne, indirizzo Tecniche delle Comunicazioni - dal titolo: "La fotografia d’attualità come espressione mitografica degli anni Novanta". Alla base vi è l'idea che l'immagine impiegata dai media sia una scrittura arcaica e simbolica, ovvero una mitografia, con cui una società mostra se stessa (dimensione informativa) e allo stesso tempo perpetua valori condivisi (dimensione ripetitiva).
Il 20 settembre del 1996 entro per la prima volta in una vera redazione dove sta per nascere il settimanale 011 Racconta, inserto de La Stampa. Notti passate a redigere articoli sul primo computer Intel Pentium, rigorosamente salvati su floppy-disk da 3,5 pollici, ma anche giorni vissuti in strada alla ricerca di notizie, sotto la guida di un grande cronista della Gazzetta del Popolo e della RAI: Ito De Rolandis. Sono i 24 mesi di un praticantato "vecchio stile", fatto di suole consumate e taccuini colmi di racconti.
Da free-lance stringo accordi con altre riviste nazionali, quali Il Borghese e Arte in…forma, cimentandomi in tutte le aree che compongono un giornale: dalla cronaca alla politica, dallo sport allo spettacolo. Negli Stati Uniti nasce Google, la radio annuncia la morte di Lucio Battisti e Fabrizio De André e nelle sale esce Titanic con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet.
In due anni pubblico più di 200 pezzi che mi permettono l'iscrizione, all'inizio del 1998, all’albo dei Pubblicisti dell'Ordine dei Giornalisti Italiani. La via è ormai tracciata: un sogno giovanile si trasforma in una professione.
A metà del 1998 la rivista Illustrato Fiat mi propone l'assunzione. Accetto. Divento così redattore del più antico house-organ italiano, una finestra privilegiata sulla cultura industriale e sociale del nostro Paese. Non senza pericoli: nel numero di novembre del 1998 scrivo un lungo servizio sui rapporti tra Italia e Turchia. Il giornale viene distribuito pochi giorni prima che a Roma scoppi il caso di Abdullah Öcalan. Alcuni quotidiani italiani, per quanto ne apprezzino stile e completezza, bollano l'articolo come inopportuno e "vittima" di un evento imprevedibile. Imparo la lezione.
Nello stesso periodo scrivo per Il Quadrifoglio, rivista storica del marchio Alfa Romeo. Mi occupo di costume e spettacolo, intervisto personaggi famosi, come le conduttrici televisive Ellen Hidding e Simona Tagli, che vestono gli abiti dei testimonial condividendo i valori del brand automobilistico. Inoltre, seguo i piloti Alfa Romeo, Fabrizio Giovanardi e Nicola Larini, impegnati nel Campionato FIA Euro TCC. I circuiti diventano la mia seconda casa e il rombo dei motori si trasforma nella colonna sonora dei miei reportage nel raccontare il dietro le quinte delle gare.
A cavallo tra il 2000 e il 2001, assumo anche la carica di coordinatore editoriale della newsletter ToroNews del Gruppo Toro Assicurazioni, occupandomi di società e cultura, e di caporedattore del mensile Percorsi di Fiat Auto destinato ai dipendenti in pensione. E alla fine del 2001 frequento il corso "Lo stile del web", presso l'Ateneo Multimediale di Milano.
In totale redigo più di 300 articoli e servizi.
Nel 2005 supero il concorso che consente l'accesso all'albo dei Professionisti dell'Ordine dei Giornalisti Italiani.
Ricordo bene la prova scritta tenutasi all'Ergife Hotel di Roma. L'unico suono a propagarsi nella sala è il ticchettio delle macchine da scrivere. Migliaia tic-tac scandiscono il tempo che scorre mentre le bozze su carta protocollata si affievoliscono: è il segno che gli articoli stanno per uscire in bella copia. Paradossalmente il concorso dell'ODG resta uno dei riti più lenti ad adeguarsi alle novità dell'informatica. Basti pensare che solo dal 2008 i candidati possono avvalersi dei computer.
A quei tempi quindi tocca "allenarsi" sulle leggendarie Olivetti, prestate da un amico o ritrovate nella cantina dei nonni. La difficoltà maggiore non è tanto familiarizzare con tasti rigidi e nastri d'inchiostro saltellanti quanto accettare l'impossibilità di cancellare parole o spostare intere frasi. Insomma, una volta battuto il tasto non si torna indietro e l'errore può essere soltanto corretto con il bianchetto o con un nuovo foglio da cui ripartire.
A molti sembrerà una pratica anacronistica, se non una vera e propria "tortura". Concordo in parte. Certo oggi sarebbe quanto di più distante possa esserci dalle nuove tecnologie e dai ritmi frenetici dei social. Eppure io in quella macchina da scrivere ci vedo ancora una connotazione romantica del mestiere e soprattutto l'idea che la scrittura di qualità nasca dalla cura dei dettagli e da una riflessione approfondita. Ed è proprio qui, a mio avviso, che risiede l'essenza e la forza di un'informazione puntuale, affidabile e autorevole.
Nel biennio 1997- 1998 mi dedico alla scrittura creativa, nel campo del cinema, realizzando la sceneggiatura di due cortometraggi del regista Stefano Milla, inerenti il Medioevo, che vengono distribuiti a (1998 – 35 mm – Pavillon – Torino/Roma). Si corona così un percorso iniziato nel periodo accademico con la sceneggiatura corale dei film “Salita al castello” (1993 – CISDA – Torino) e “Scacco alla regina” (1994 – CISDA – Torino), entrambi presentati al Festival Internazionale Cinema Giovani di Torino.
Due anni dopo, tra il 2000 e il 2001, collaboro con Welcome Travel Group, network di agenzie dei gruppi Alpitour World e Costa Crociere, il cui portale è Welcome On Line. Oltre a partecipare alla creazione dei testi del sito, assumo la carica di caporedattore e coordinatore editoriale della sezione “Racconti di viaggio”, redigendo 200 racconti e coordinando 10 collaboratori che curano le rubriche tematiche.
Nel 2001 decido di affrontare una nuova avventura e inizio la mia carriera nel Gruppo Fiat, in qualità di ghost-writer dell'Ufficio Stampa. Sono anni intensi in cui scrivo oltre 6.000 comunicati stampa e partecipo a straordinarie presentazioni destinate ai media internazionali.
Tra gli eventi che ricordo con maggiore emozione vi è certamente il Salone Internazionale dell'Auto di Francoforte del 2001. La mattina dell'11 settembre eravamo nella sala stampa allestita sullo stand del Gruppo, pronti ad accogliere i giornalisti in arrivo. Tutto avvenne in un attimo. Gli stand dei marchi americani vennero cintati da polizia ed esercito. Noi invece eravamo incollati ai pc, alla ricerca di notizie sul web, afferrando - minuto dopo minuto - la grandezza di quell'immane tragedia. Il mondo era cambiato per sempre. E noi con esso.
Nel mio percorso professionale sono stato quindi su entrambi i fronti dell'informazione: sia dalla parte di chi elabora articoli per i propri lettori sia di coloro che costruiscono una narrazione al servizio dei media. Da qui la mia ferma convinzione che, al pari della Pubblicazione Amministrazione, anche negli uffici stampa delle società private debbano esserci dei giornalisti iscritti all'Ordine nazionale. Solo così si potrà creare una comunicazione trasparente, autorevole e deontologicamente corretta.
Per gentile concessione del fotografo Alberto Alquati
Franco Daria, P.I.: 12635000016